Il vaccino contro l’herpes zoster è collegato a un minor rischio di demenza: una nuova ricerca conferma l’effetto protettivo

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Studi recenti dimostrano un legame convincente tra il vaccino contro l’herpes zoster e una riduzione del rischio di demenza, inclusa una diminuzione di quasi il 50% dei decessi correlati alla demenza tra gli individui vaccinati. I risultati, basati sull’analisi delle cartelle cliniche di oltre 280.000 anziani in Galles, suggeriscono che la vaccinazione non solo previene nuovi casi di lieve deterioramento cognitivo, ma offre anche benefici terapeutici per coloro a cui è già stata diagnosticata la demenza.

Risultati chiave: una significativa riduzione del rischio di demenza

I ricercatori hanno scoperto che gli individui vaccinati con demenza esistente avevano un tasso di mortalità sostanzialmente inferiore nell’arco di nove anni (tasso di mortalità del 30%) rispetto alle controparti non vaccinate (tasso di mortalità del 60%). Ciò suggerisce che il vaccino non è solo preventivo; può rallentare la progressione della malattia. In particolare, le donne hanno sperimentato una protezione maggiore rispetto agli uomini, potenzialmente a causa di risposte immunitarie più forti o di differenze nel modo in cui la demenza si sviluppa tra i sessi.

Lo studio ha anche rivelato una riduzione di 3 punti percentuali nelle nuove diagnosi di deterioramento cognitivo lieve tra gli adulti vaccinati, indicando il potenziale del vaccino di ritardare o prevenire il declino cognitivo.

Perché è importante: uno studio osservazionale unico

La forza di questa ricerca risiede nel suo design quasi sperimentale. Un programma di vaccinazione unico nel Galles, progettato per razionare le scorte, ha creato gruppi naturalmente comparabili: quelli idonei al vaccino all’età di 79 anni rispetto a quelli non idonei all’età di 80 anni. Ciò ha permesso ai ricercatori di analizzare i tassi di demenza con un livello di controllo raramente osservato negli studi sulle malattie a lungo termine. Effetti protettivi simili sono stati osservati in set di dati provenienti da Nuova Zelanda, Australia e Canada, rafforzando la validità dei risultati.

Ciò è significativo perché condurre veri studi randomizzati per la prevenzione della demenza è estremamente difficile a causa dei decenni di tempo necessari per osservare i risultati.

La scienza dietro la connessione: infiammazione e riattivazione virale

Gli esperti suggeriscono che il legame tra la vaccinazione contro l’herpes zoster e la riduzione della demenza deriva dal ruolo dell’infiammazione nelle malattie neurodegenerative. Gravi infezioni virali, come l’influenza, possono accelerare il declino cognitivo. Prevenire l’herpes zoster, causato dalla riattivazione del virus della varicella, può ridurre l’infiammazione cronica e proteggere dall’Alzheimer e da altre forme di demenza.

Monica Carson, PhD, cattedra di scienze biomediche presso l’Università della California a Riverside, spiega che “una maggiore infiammazione è associata a un aumento del rischio, quindi c’è un buon senso in questo”.

E i vaccini statunitensi? Shingrix contro Zostavax

La ricerca ha utilizzato il vaccino Zostavax, non più disponibile negli Stati Uniti. L’attuale vaccino statunitense, Shingrix, potrebbe essere ancora più efficace. I ricercatori ritengono che la protezione superiore di Shingrix contro l’herpes zoster stesso potrebbe tradursi in maggiori benefici per la prevenzione della demenza. Sono necessari ulteriori studi per confermarlo, ma i dati esistenti suggeriscono un argomento convincente a favore di una vaccinazione diffusa.

Conclusione: una nuova ragione per vaccinarsi

Le prove suggeriscono fortemente una relazione protettiva tra la vaccinazione contro l’herpes zoster e la demenza. Questa scoperta rafforza i benefici esistenti nella prevenzione dell’herpes zoster – un’infezione virale dolorosa con complicazioni potenzialmente gravi – e fornisce un nuovo potente incentivo per gli anziani a farsi vaccinare. Dato il basso costo e la comprovata efficacia, il vaccino contro l’herpes zoster potrebbe diventare uno strumento vitale nella lotta alle malattie neurodegenerative.