Rallentare l’invecchiamento: cosa dice la scienza, secondo il dottor David Sinclair

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Possiamo rallentare o addirittura invertire l’invecchiamento umano? Recenti discussioni tra il neuroscienziato di Stanford Dr. Andrew Huberman e il genetista di Harvard Dr. David Sinclair rivelano che la scienza dietro il rallentamento dell’invecchiamento si sta evolvendo, sebbene non esistano cure miracolose. La loro conversazione ha riguardato l’epigenetica, i mitocondri, la restrizione calorica, l’esercizio fisico, l’uso della sauna e gli approcci sperimentali al ringiovanimento cellulare. Ecco sei punti chiave della loro discussione e le loro implicazioni per la salute.

L’invecchiamento non è solo usura

Per anni l’invecchiamento è stato inquadrato come il graduale accumulo di danni cellulari. Sinclair sostiene che questo è incompleto. La sequenza del DNA in sé rimane relativamente stabile, ma il software epigenetico che regola l’espressione genetica si degrada nel tempo. Questo “software” è costituito da segni chimici e strutturali che indicano alle cellule quali geni attivare. Quando diventa disorganizzato, le cellule perdono identità e funzione, anche con il DNA intatto.

Ciò porta alla “teoria dell’informazione dell’invecchiamento”, suggerendo che l’invecchiamento è una perdita di informazioni epigenetiche. Uno studio del 2025 ha mostrato che modelli distinti di metilazione del DNA diventano disordinati con l’età in più organi. In sostanza, le reti genetiche diventano meno precise, riducendo le informazioni biologiche disponibili per il mantenimento della funzione. Il lavoro di Sinclair, incluso uno studio Nature del 2020, ha mostrato che la parziale riprogrammazione delle cellule retiniche nei topi ha ripristinato l’espressione genetica giovanile e ha invertito la perdita della vista. Anche se preliminare, suggerisce che alcuni cambiamenti epigenetici legati all’età potrebbero essere reversibili.

Mitocondri: la rete elettrica cellulare

Il declino mitocondriale è fondamentale per l’invecchiamento. Questi organelli generano energia cellulare e la loro funzione si deteriora con l’età, producendo meno energia e specie reattive dell’ossigeno più dannose. Questa disfunzione è collegata alla perdita muscolare, alla neurodegenerazione e alle malattie cardiovascolari.

Un regolatore chiave della funzione mitocondriale è il NAD⁺, essenziale per la produzione di energia e la riparazione del DNA. Uno studio Cell del 2013 ha mostrato che i livelli di NAD⁺ diminuiscono con l’età, compromettendo la comunicazione tra il nucleo e i mitocondri. Il ripristino dei livelli di NAD⁺ ha migliorato la funzionalità. Sebbene i potenziatori di NAD⁺ come la nicotinamide riboside (NR) e la nicotinamide mononucleotide (NMN) possano aumentare i livelli di NAD⁺, nessuno studio ha ancora dimostrato che rallentano l’invecchiamento negli esseri umani. Tuttavia, la biologia sottostante giustifica la continuazione della ricerca.

Restrizione calorica: un fattore di stress controllato

La restrizione calorica (CR) è promettente, ma non è una bacchetta magica. Nei vermi, nelle mosche e nei roditori, la CR prolunga in modo affidabile la durata della vita e ritarda le malattie legate all’età. Ciò coinvolge percorsi di rilevamento dei nutrienti come mTOR, AMPK e sirtuine, che spostano le cellule in modalità di riparazione quando l’energia scarseggia.

Gli studi sull’uomo sono limitati, ma lo studio CALERIE ha mostrato una modesta restrizione calorica (12% in meno), una riduzione della pressione sanguigna, del colesterolo LDL e dei marcatori infiammatori. L’eccesso di cibo sopprime la riparazione cellulare, accelerando il danno. Periodi sostenibili di ridotto apporto possono migliorare la salute, ma l’estensione della durata della vita rimane non dimostrata.

Esercizio: non negoziabile per la longevità

Se c’è un intervento su cui si concorda quasi universalmente, è l’esercizio. Sinclair lo definisce “non negoziabile” e le prove sono schiaccianti. Uno studio taiwanese su 400.000 adulti ha dimostrato che anche solo 15 minuti di esercizio moderato al giorno riducono la mortalità per tutte le cause del 14% e aumentano circa tre anni di aspettativa di vita. Livelli di attività più elevati continuano a mostrare benefici.

Meccanicamente, l’esercizio stimola nuovi mitocondri, migliora la sensibilità all’insulina, riduce l’infiammazione e attiva percorsi influenzati dalla restrizione calorica.

Calore, freddo e ormesi: lo stress come catalizzatore

Sinclair e Huberman discutono dell’ormesi : fattori di stress brevi e tollerabili innescano risposte adattive. L’esposizione al calore ha i dati più forti sull’uomo: uno studio finlandese durato 20 anni ha dimostrato che da quattro a sette sessioni di sauna settimanali riducono i rischi di morte cardiaca improvvisa e malattie cardiache fatali. L’esposizione al freddo si è rivelata promettente in piccoli studi, migliorando la sensibilità all’insulina e la funzione mitocondriale.

Conclusione: passi pratici per i pazienti

Non esistono cure miracolose. I potenziatori NAD⁺ e la riprogrammazione epigenetica rimangono sperimentali. Tuttavia, la scienza punta verso un quadro coerente che colleghi i meccanismi cellulari con interventi attuabili. I medici dovrebbero rafforzare i fondamenti: alimentazione, movimento, sonno e gestione dello stress. Le terapie emergenti mirate alla biologia dell’invecchiamento offrono potenzialità, ma si consiglia cautela.

In definitiva, non siamo sull’orlo dell’immortalità. Ma se la scienza continua a reggere, sempre più persone potrebbero raggiungere un’età avanzata con salute, vista, forza muscolare, funzionalità cerebrale e indipendenza migliori.